Yuzuya a Bologna, recensione: la trattoria giapponese vicino alla stazione

Recensione apparsa sul sito Dissapore il 18 ottobre 2021

Recensione di Yuzuya a Bologna, trattoria giapponese. Il menu, i prezzi, l’ambiente, le nostre opinioni e quel che vi serve sapere prima di andarci.

Quando pensiamo alla cucina giapponese la prima cosa che viene in mente, a volte anche l’unica, è il sushi. Se dovessimo fare un paragone, è come se all’estero l’unica idea del cibo italiano fosse legata alla pizza, che è il classico cibo che si mangia perlopiù in ristoranti dedicati; in questo senso la pizza e il sushi condividono molti aspetti che vanno al di là della sfera gastronomica e approdano in quella sociale. Sappiamo bene che la pizza non è che una delle tante specialità italiane e, allo stesso modo, dovremmo saperlo del sushi, anche se non è sempre facile trovare un’alternativa per la cucina nipponica nel nostro paese. Per fortuna esistono locali come Yuzuya a Bologna che ci fanno intravvedere uno spiraglio di cultura del Sol Levante che va oltre al pesce crudo.

Aperto da 2016 da due cuoche giapponesi, Yuzuya si trova alle spalle della stazione centrale, immediatamente fuori dal centro storico di Bologna, in una zona che da qualche anno sta richiamando un’offerta sempre più interessante, a iniziare dalla Trattoria di via Serra o il gelato di Stefino, giusto per fare due nomi noti del panorama bolognese, ma anche diverse realtà etniche. Un’unica sala all’interno con pochi tavoli in legno e un’atmosfera raccolta per questo piccolo locale, a cui si aggiunge un dehors affacciato direttamente su una strada un po’ anonima ma non troppo trafficata.

La grande lavagna al centro della parete spiega in cosa consistono i principali piatti che vengono serviti come il teishoku (tra i 16 e i 20 euro a pranzo e tra i 22 e i 25 euro a cena), il tipico pasto giapponese servito su un grande vassoio con il quale vengono portati contemporaneamente diversi piatti, tipico della cucina casalinga. Immancabili sono la ciotola di riso e la zuppa di miso a base di fagioli di soia e cereali fermentati usati per aromatizzare la base di brodo dashi insieme all’alga wakame, vere e proprie colonne portanti del teishoku. Al centro trova spazio la portata principale che può essere a base di carne (pollo, manzo o maiale) in diverse soluzioni: consigliato il tonkatsu, la classica cotoletta di maiale (“ton” si riferisce al maiale, mentre “katsu” è l’abbreviazione di “katsuretsu”, la traslazione fonetica della “côtelettes” francese).

Sul versante tradizionale del pesce si può scegliere tra salmone cotto, sushi e un ottimo sgombro marinato e fritto, davvero saporito. In accompagnamento, sempre nel vassoio, si trovano altri contorni a base di verdure, come il daikon stufato con i funghi e l’offerta si arricchisce ulteriormente in orario serale con alcuni piccoli piatti scelti dalla cucine, tra cui il maiale marinato e la frittatina morbida con patate, cetriolo e uvetta.

Il teishoku, che diventa gozen a cena, è la soluzione ideale per assaporare diverse portate, recuperando lo stile casalingo che normalmente non fa parte dell’offerta del classico ristorante giapponese,
Nel menù non mancano nemmeno la piccola portate di sashimi (in questo caso di salmone, 4 euro) e il sushi (14 euro per 8 pezzi) servito in maniera particolare in cui il pesce crudo a pezzettini insaporito con diverse salse è appoggiato su un canapè di riso. Altra specialità sono i gyoza (6,5 euro), i famosi ravioli ripieni di maiale leggermente abbrustoliti in padella che, nella versione del ristorante Yuzuya, hanno un curioso sapore emiliano e ricordano un impasto a base di mortadella. Non abbiamo capito se sia un caso o un voluto omaggio al famoso salume bolognese, ma sono decisamente gradevoli.

Chi è stato bambino negli anni ottanta ed è cresciuto guardando i cartoni animati giapponesi si ricorderà sicuramente i dorayaki (3 euro), i dolci preferiti dal gatto Doraemon, simili a due morbidi pancake al centro dei quali si trova l’anko, la composta rossa di fagioli azuki. Da Yuzuya li fanno arrivare direttamente dal giappone -anche se si stanno attrezzando per farli in casa- e sono di discreta qualità. In alternativa si possono sperimentare i mochi (5 euro), le sfere di pasta morbida ed elastica di riso con diversi ripieni, tra cui anche il gelato.

Per accompagnare tutto il pasto, oltre a una breve lista di vini al calice, in menu ci sono anche alcune birre artigianali giapponesi, giusto per ampliare ulteriormente gli orizzonti al di là delle solite etichette.

Nell’imperante inflazione dei ristoranti giapponesi e fusion che hanno conquistato le nostre città, in cui i menu sono appiattiti con un’omologazione imbarazzante, fa piacere scoprire un locale come questo che offre una prospettiva diversa su una cucina sempre più presente in Italia, ma che rimane pressoché sconosciuta. Un posto dove tornare, consigliato anche a chi fa sosta alla stazione centrale di Bologna e non si vuole fare tentare dalle specialità petroniane per provare qualcosa di insolito, soprattutto in pausa pranzo quando il teishoku di base è più semplice, ma anche meno costoso.

Opinione

trattorieristoranti

Uno spiraglio per conoscere la cucina quotidiana giapponese che è molto più variegata e complessa rispetto alla solita triade sushi-sashimi-tempura. Interessante e ben eseguita in questo locale nei pressi della stazione di Bologna, da provare anche per una veloce e inusuale pausa pranzo.


PRO

  • Una prospettiva alternativa al solito sulla cucina giapponese
  • Chi non ama il sushi può stare tranquillo, troverà anche altro

CONTRO

  • La scelta dei piatti in menu è limitata
  • Le portate potrebbero essere spiegate meglio

VOTO DISSAPORE: 7.5 / 10